
Si sono concluse nel migliore dei modi queste due giornate di studi sul paesaggio, dal titolo “Curare la terra. Luoghi, esperienze, pratiche”, organizzate dalla Fondazione Benetton di Treviso, il 20 e il 21 febbraio.
Noi di A di Città eravamo presenti, ed abbiamo avuto modo, non solo di ascoltare la voce di alcune fra le più autorevoli figure del mondo del paesaggio, ma anche di conoscere importanti realtà e buone pratiche diffuse sul territorio nazionale e all’estero.
Curare la terra, dunque, il tema delle giornate, sviluppatesi con un ritmo serrato, denso di appuntamenti di elevatissimo valore. Trovate il programma dettagliato e l’elenco dei relatori nella pagina ufficiale della Fondazione [ http://www.fbsr.it/ ].
Al convegno era presente un pubblico molto eterogeneo: studiosi, professori, studenti, ma anche agricoltori, cittadini, associazioni. Tutti attorno allo stesso tavolo, come nel discorso conclusivo del Presidente Luigi Latini, che ricordava “Fin da piccolo sono stato abituato a sedermi a tavola con persone di cultura molto differente, chi parlava il greco e chi era analfabeta. A tavola, però, si parlava tutti la stessa lingua”. E’ proprio questo lo spirito con cui si sono svolti gli incontri, insieme alla consapevolezza che ognuno di noi ha la sua personale missione, ma che lo scopo è unico: quello di prenderci cura del pianeta in cui viviamo e dei luoghi ai quali apparteniamo. C’è chi lo fa con un’attività di ricerca, studiando, chi lo fa sul campo, attraverso la messa in opera di buone pratiche. Come ha ribadito anche Laurence Baudelet, etno-urbanista e coordinatrice dell’associazione Graine de Jardins, “Dobbiamo capitalizzare e mutualizzare le esperienze, sfruttare le competenze di tutti”.

Ci è piaciuta molto l’attenzione al concetto di appartenenza in contrapposizione a quello di identità, perché laddove quest’ultima rischia di condurci verso l’isolamento e l’incomprensione reciproca, la prima invece stimola un cammino condiviso. Non è più importante se siamo italiani, marocchini, algerini; nel momento in cui siamo consapevoli del nostro appartenere alla Terra, in generale, e in particolare al luogo in cui ci troviamo ad abitare, il nostro prenderci cura di esso diventa un’attività comune, collettiva. Questo ci ha ricordato ciò che avviene a Rosarno, ciò che è avvenuto durante il nostro Festival, quando cittadini di diverse etnie si sono ritrovati a lavorare assieme negli spazi comuni. La missione di un progetto come A di Città è proprio questa: stimolare il senso di appartenenza ai luoghi.
Ci ha entusiasmato la forte presenza di giovani, ma anche l’inesauribile energia di chi, ormai non più giovanissimo, continua nella propria attività dall’alto della propria esperienza, sentendo addirittura l’urgenza di intraprendere nuovi percorsi. Su questa scia, sia il prof. Giuseppe Barbera, che è recentemente divenuto assessore a Palermo, sia il prof. Massimo Venturi Ferriolo, sono approdati alla convinzione che sia necessaria una fase di impegno politico. Le piccole politiche, cioè le azioni dal basso, le iniziative dei singoli, sono certamente il motore e la grande risorsa di questo “ritorno alla terra”, ma si fa sempre più strada la necessità di un appoggio dall’alto, da parte della grande politica, per poter godere del sostegno di azioni globali.

Cosa significa “ritornare alla terra“? E’ certamente un’esigenza non nuova, affiorata già in passato nelle diverse ondate di quello che viene definito neo-ruralismo, come ci ha spiegato Joan Noguè, professore di Geografia Umana presso l’Università di Girona. Oggi rappresenta la necessità di ritrovare nel paesaggio urbano le forme e le attività proprie del paesaggio agricolo, rivendicando un rapporto con la terra che non ha solo un valore produttivo, ma soprattutto sociale. Il giardino come luogo d’incontro e di scambio. E’ in questa direzione che vanno i jardins partagés di cui ci ha parlato Laurence Baudelet [ http://jardinons-ensemble.org/ ]. Ma poi c’è la grande agricoltura, quella soggetta alle leggi del mercato, quella che deve veramente produrre i beni che consumiamo. “Come fanno gli agricoltori a tornare alla terra, quando sono le stesse leggi del mercato a impedirglielo?” si chiede Massimo Venturi Ferriolo in uno dei suoi interventi. La domanda è aperta. Per rispondere, possiamo cominciare dal nostro impegno ad essere consumatori intelligenti, privilegiando l’acquisto direttamente dal contadino piuttosto che al supermercato, l’acquisto di frutta e verdura di stagione, l’accettazione di un prezzo di mercato più alto, ecc… Ma abbiamo anche bisogno di interventi dall’alto. Grande politica, appunto, per tornare a quanto detto sopra.
Durante un momento di dibattito, ci è stata data l’opportunità di parlare di A di Città e siamo stati molto contenti di come alcuni relatori si siano interessati al progetto. Abbiamo ricevuto complimenti e nuovi input per andare avanti in questo nostro percorso, e sicuramente faremo tesoro delle tante riflessioni di queste due giornate per migliorare la nostra attività futura. Per continuare con il nostro spirito di condivisione e messa in rete delle buone pratiche, nei prossimi giorni approfondiremo più nel dettaglio alcuni temi, vi racconteremo meglio le belle esperienze che abbiamo conosciuto, emerse sia dalle esposizioni dei relatori che dalle testimonianze di quei cittadini ed associazioni che hanno deciso di agire.
E per concludere, ancora un grazie alla Fondazione Benetton per questa opportunità, all’arch. Luigi Latini e alla dott.ssa Simonetta Zanon per l’invito, all’arch. Anna Lambertini, al prof. Vincenzo Gioffrè e all’arch. Elisabetta Nucera per la fiducia che stanno dimostrando nel nostro progetto.




