Cartoline x A di Città!
IDEE spedite direttamente a Rosarno.
La cartolina di oggi:
Trasmettere l’architettura ai bambini
Un pulcino diventa adulto in poche settimane, un gatto in qualche mese, una persona in 13 anni.
Durante l’infanzia la conoscenza della realtà che ci circonda avviene istintivamente, mediante quell’attività che gli adulti chiamano Gioco. Tutti i recettori sensoriali sono aperti per ricevere i dati: tutto è nuovo, tutto è da imparare, e il Gioco favorisce la memorizzazione.
E allora perché non giocare con l’Architettura ?
Il progetto Our cities Barcelona ha come obiettivo la sensibilizzazione all’Architettura e all’Urbanistica attraverso il Gioco. Il gemellaggio tra due scuole, una di Barcellona ed una di Mosca, lontane geograficamente e culturalmente, farà confrontare due gruppi di bambini di 8 anni sui temi del progetto urbano e architettonico. I bambini analizzeranno la loro città di appartenenza e ne scopriranno una lontana, attraverso i racconti ed i disegni dei loro coetanei stranieri.
Ed io li accompagnerò in questo viaggio di Architettura, collaborando con il team di Arquikids.
Potrete seguire qui le nostre avventure e preparare i vostri bambini a viverle in prima persona a
Settembre, durante il Festival di A di Città !
Roberta Ghelli(architetto in transito a Barcellona)
« Il paesaggio non è soltanto, come lo intendono i geografi, lo spazio fisico costruito dall’uomo per vivere e produrre, ma anche il teatro nel quale ognuno recita la propria parte facendosi al tempo stesso attore e spettatore.
…
La nostra recitazione comincia quando siamo bambini e imitiamo i grandi. L’attività ludica si esplica in quei giochi d’emulazione dei grandi che i grandi alimentano con i loro insegnamenti ai figli (paidea) ma che possono interrompere quando dal di fuori assistono ai giochi, introducendo d’improvviso nei piccoli attori un dubbio, un lampo di coscienza critica che può rompere la recitazione, togliere ad essa spontaneità, ponendo le basi per il suo rinnovamento.
È il passaggio dallo Spieltrieb allo Spielbruck (dalla ‘spinta al gioco’ alla ‘rottura del gioco’) di cui parla Leo Frobenius, indicando con questa distinzione il gioco serio dei ragazzi che recitano per imitazione e la presa di coscienza improvvisa, conflittuale, che la loro non è altro che una recitazione piccola rispetto a quella dei grandi. »
Da “Il paesaggio come teatro” di Eugenio Turri, Marsilio ed. 1998